L’arte di Giancarlo Gottardi
L’ultimo dei versatili
Sabbia, calce, colore, bronzo, ferro, marmo, pietra, legno, creta, vetro: le tecniche antiche per realizzare l’opera d’arte moderna e contemporanea

 

Conversando con l’artista (scarica in formato pdf)

 

Cos è l’arte per te?

Uno spazio indefinito per realizzare le mie emozioni.

 

Perché hai scelto di vivere nell’arte e per l’arte?

Per ricercare nel lavoro una ragione di vita, dove il lavoro non sia meramente un indirizzo esecutivo, ma un tempo di autodeterminazione di me stesso.

 

Come nasce la tua passione per l’arte?

Per caso e per necessità. Artisti si nasce non si diventa. A casa in montagna mio padre dipingeva per passione e quindi la tavolozza artigianale, un pezzo di compensato con una fessura per il dito pollice, era sempre presente. Con una cassetta per i colori e la sedia come cavalletto realizzava i suoi quadri. Io osservavo e quindi dentro di me si è creata una cellula che si è risvegliata per caso: per necessità creavo un soldatino in creta, un carretto, una spada e un arco in legno per poter giocare con gli amici.
Quando si è indigenti è la fantasia che realizza i piccoli sogni, per questo artisti si nasce. Ancora alle elementari il disegno era spontaneo e non influenzato da regole didattiche, ma spinto da una  passione trasmessa appunto da mio padre: lui con la sua storia esistenziale tribolata riusciva a realizzarsi attraverso la sua pittura genuina semplice, ma completa. E’ da bambino che ascolti, osservi, custodisci la conoscenza nel tuo inconscio: da piccolo in montagna osservavo i più grandi creare strumenti per il lavoro, realizzare idee. Mio nonno lavorava il ferro con la forgia, io non ho mai partecipato  direttamente perché ero piccolo, ma quei gesti, quei tempi, quei rintocchi con il martello sull’incudine sono dentro di me. E’ allora che apprendi tutto e costruisci il tuo bagaglio conoscitivo.
La genialità passa attraverso la curiosità delle cose, la formazione dell’essere e la fantasia del creare.
Da qui si parte ed è con questa passione che realizzo le prime idee. Il disegno è per tutti, non ha costi e per me è stato il punto di partenza, prima il carboncino, poi la china e via alla ricerca di qualunque cosa da rappresentare che per te abbia un significato,un pathos, che esista nella realtà o nell’immaginazione. E’ attraverso questi primi agglomerati di segni,di emozioni che scopri la tua passione tormentata estasiata e sublimata in ciò che fai.
E’ così che è nata la mia passione per l’arte come evasione e realizzazione pratica delle proprie emozioni.

 

Ci sono dei movimenti nella storia dell’arte a cui ti sei avvicinato durante il tuo percorso di ricerca?

Nella prima fase intorno agli anni ’70 nelle mie opere prevaleva la simbologia evolutiva di quel tempo: illustravo i riflessi della contestazione del ’68 con i suoi temi politici e sociali, utilizzavo le tecniche grafiche per rappresentare l’uomo, i gesti, l’habitat, i suoi totem e la ricerca di libertà. I movimenti e le tendenze pittoriche che mi hanno affascinato facevano riferimento al movimento  del surrealismo  (Dalì), che permetteva di comporre nelle opere d’arte oggetti simbolo di quel tempo, le denunce e le speranze dei valori sociali.
Credo che il riflesso e l’ispirazione predominante nella mia crescita, sia stata data in particolare da alcuni movimenti artistici: il futurismo di Boccioni e di Balla per la dinamica cinetica del movimento; la metafisica cubista di Picasso, De Chirico e Braque per la scomposizione della forma attraverso la tridimensionalità del segno; e l’astrattismo di Kandisky di Klee e Mondrian dove il segno e il colore divengono protagonisti nella forma indefinita. 

 

Hai incontrato personalità artistiche che hanno stimolato la realizzazione delle tue opere d’arte?

Nei confronti e negli scambi di idee culturali tra artisti e non, si possono ricavare stimoli e proposte positive, anche attraverso critiche costruttive. Molti gli incontri, pochi i confronti, forse perché per natura gli artisti sono un po’ narcisisti, si specchiano molto in sé stessi, e quindi il dialogo il più delle volte è superficiale e non entra mai in profondità.
Nei vari incontri, però, ho avuto la fortuna di conoscere due personalità artistiche che stimavo molto e che mi hanno trasmesso il senso positivo dell’arte.
Il primo è un pittore bresciano Oscar di Prata che ho apprezzato per la sua onestà intellettuale; nei suoi quadri esprimeva il suo vissuto tormentato e la sua grande professionalità.
Il secondo è Luciano Minguzzi, uno scultore che ha lasciato un importante contributo nella scultura italiana del ‘900, al quale devo una definizione sul mio operato artistico, che spesso utilizzo. Diceva “tu sei uno scultore che disegna la scultura”.
Osservare poi i grandi maestri completa la tua personalità artistica per la pittura  Vespignani, De Chirico, Mondrian, Kandinsky, Carrà, Picasso etc.. e per la scultura Manzù, Marini, Moore, Minguzzi, Pomodoro etc..

 

Quali tecniche prediligi?

Premettendo che le tecniche pittoriche e scultoree devono essere al servizio delle idee e dell’identità dell’artista; io ho avuto la fortuna di poter sperimentare differenti tecniche a partire dal disegno grafico (incisione, xilografia) per poi passare alla pittura (tempera grassa, acquarello, olio, acrilico) fino alla rivisitazione di alcune tecniche antiche quali l’affresco, l’encausto, il graffito ed il mosaico per raggiungere una sintesi di tecnica mista, che mi consente di realizzare le mie opere d’arte multimateriche.
Nella scultura il percorso è iniziato dalla ricerca sul modellato classico sperimentando le varie tecniche attraverso diversi materiali come il legno, il marmo, il ferro e il bronzo in un indirizzo metafisico, mantenendo inalterata la mia identità artistica.
Non esiste una tecnica migliore di una un’altra per definizione, ma quella che viene scelta dall’artista deve essere il miglior supporto per creare la propria opera d’arte.

 

Come realizzi l’opera?

Io considero l’artista colui che su di uno spazio bianco realizza le proprie emozioni, senza riprodurre a maniera. Io sono così, su di un foglio bianco o una tela disegno l’idea, l’emozione diretta; in seguito in base alla tipologia dell’opera (pittura o scultura) elaboro il disegno in forma prospettica e/o di piano se si tratta di pittura, mentre la traduco in forma tridimensionale o a tondo per la scultura.
Tutto questo avviene in uno studio dove ho a disposizione materiali differenti, che mi consentono di realizzare qualsiasi opera in oggetto. Voglio sottolineare, però, che la tecnica scelta in questa fase non può condizionare l’indirizzo emozionale iniziale dell’opera, ma solo completarlo.
Per creare l’opera, quindi, l’artista deve avere una conoscenza profonda delle tecniche che utilizza.
L’artista per me deve riuscire ad esprimere l’emozione del reale senza aver bisogno di raffigurare il reale, per rendere visibile l’invisibile; in semplici parole rendere visibile la sua emozione.

 

La tua espressione artistica è molto articolata: passi dal disegno alla scultura attraverso la pittura in forma talmente naturale che in qualche recensione, non a caso, ti hanno definito l’artista versatile o “l’artista che scolpisce la pittura e disegna la scultura”.

Così è detto così è scritto.

 

Scultura, pittura e molto altro…

Per me l’arte è un insieme di materie, di strumenti, di piani, di tondi, di tele, di fogli. E’ sul foglio e dal foglio bianco che ho cominciato la mia sperimentazione artistica. Il disegno, la grafica con il pennino fino all’incisione (punta secca, bulino, xilografia, acquaforte, litografia) poi il guazzo, dall’acquarello alla tempera grassa sino all’olio, per passare alle tecniche antiche dell’affresco, dell’encausto, del graffito, del mosaico diretto ed indiretto e tridimensionale. Da qui sono giunto al tutto tondo della scultura (legno, bronzo, pietra, marmo, ferro), nei modellati dal gesso alla creta sino alla resina e alla plastilina, per arrivare a delle composizioni multimateriche dove convivono scultura e pittura.
La mia arte è per identità acquisita un segno, un modellato tridimensionale nel colore e nella materia, un’ ispirazione emozionale che compone l’opera d’arte.

 

I soggetti che rappresenti sono molteplici, puoi descriverci i principali e raccontarci perché gli hai scelti?

I soggetti che hanno attraversato la mia arte, rappresentano in qualche modo la mia ricerca: ciò che amo in natura, nella storia, nella vita attraverso il passato, il presente e il futuro.
Gli animali in generale nel segno della libertà. In particolare il cavallo che mi permette di esprimere la forza, la dolcezza e la dinamica nel movimento. E’ questa caratteristica di movimento che resta costante nelle mie opere, per questo l’ulivo, il cavallo, la figura e le tridimensionalità multimateriche esprimono l’emozione rappresentata acquisita e vissuta nel creare l’opera.
Il cavallo credo sia in arte la massima espressione naturale cinetica nel segno e nel modellato della forma.
L’ulivo rappresenta il legame fra la terra e il cielo, attraverso la sua dinamica contorta e la sua eterna solidità.
La figura come anima essenziale, catturata nelle sue gestualità quotidiane, rese con tratti somatici metafisici per permettere ad ognuno di ritrovare in ciò che guarda le proprie gestualità.
L’informale nella rappresentazione del non-soggetto per rendere visibile l’invisibile

 

Quando ti senti realizzato?

Nel momento in cui un’opera d’arte mi consente di esprimere la mia emozione e detta emozione viene recepita da chi guarda l’opera.

 

Qual è il tuo pensiero sull’arte in indirizzo alle tendenze espressive contemporanee?

L’arte va presa e vissuta in tutte le sue forme “positive”. L’opera d’arte deve suscitare un’emozione, un interesse: una linea, un punto, un colore, un modellato devono realizzare l’indirizzo definito ed indefinito dell’opera.
L’arte contemporanea deve essere espressione dell’identità dell’artista in forma completa, assegnando all’opera un indirizzo professionale e culturale positivo. Bisogna, quindi, distinguere tra un’opera d’arte e una provocazione d’arte: la provocazione d’arte può essere o non essere, l’opera d’arte deve essere.

 

Che rapporto hai con le committenze e quali sono state le più significative?

Un tempo nel mercato dell’arte esistevano mecenati che investivano in cultura. Il loro compito era quello di scommettere sugli artisti, introducendoli nel panorama dell’arte attraverso commissioni per monumenti ed opere pubbliche, oltre a valorizzarli attraverso l’esposizione di quadri, dipinti e sculture in mostre d’arte, manifestazioni artistiche e personali in gallerie. Oggi la maggior parte dei mercanti d’arte sono meri commercianti, non hanno tempo per la ricerca e per lo studio sugli artisti contemporanei, operano una lettura superficiale sulla base delle tendenze momentanee, perdendo di vista l’alta professionalità e la conoscenza tecnica. Essi vendono il vero e il falso, i nomi e le firme dell’arte e non l’opera del maestro (vendono uno schizzo di un maestro come fosse un’opera d’arte definita), organizzano un evento per creare un interesse fittizio, per vendere il nulla nelle installazioni presunte e mobili. L’unica regola di questi commercianti d’arte è vendere. Che l’oggetto d’arte sia aria, odore, crosta o imballo poco importa, la cosa primaria è la vendita. Per non parlare della sottocultura artistica di taluni piazzisti, che si arrogano il diritto di vendere l’artista come soggetto rappresentativo di sé  stesso tralasciando il suo prodotto (illustrazioni, dipinti, modellati o installazioni). In una società e in un periodo in cui la televisione condiziona il mercato, la televendita della firma e non dell’opera in oggetto crea dinamiche distorte nel fruitore. Esistono poche committenze pubbliche, più donazioni private per associazioni per la realizzazione di monumenti e opere pubbliche. In questi casi solo gli artisti con un’identità definita riescono ad elaborare percorsi culturali e a misurarsi con il pubblico, mentre per il mercato il più delle volte la linea guida è la tendenza del momento, la provocazione d’arte all’interno di una dinamica economica statica e di non sviluppo.
Le opere pubbliche da me realizzate hanno avuto come committenze diversi soggetti (enti privati, istituzioni pubbliche ed ecclesiali)
Le più significative sono state:
il mosaico posto sulla facciata principale del monumento dedicato al Redentore, sulla cima del Monte Guglielmo nel comune di Zone (Brescia), composto da tessere in smalti veneziani attraverso il metodo diretto e in collaborazione con i maestri musivi della scuola di Spilinbergo.
La Venere Mediterranea scultura in bronzo collocata nel Comune di Porto Cesareo (Lecce), nota località turistica del salento
La scultura in oggetto rappresenta il mediterraneo: il luogo, il tempo, lo spazio ove dimora il dio del mare e delle acque Nettuno e gli abitanti delle terre di mare, i suoi figli. La Venere mediterranea creatura del dio Poseidone, interpreta la bellezza classica e storica,la simbologia degli dei impersonificati, delle sirene, dei guerrieri, degli uomini e delle donne della storia.
Il lavoro e la vita simboleggiati nei dettagli dei drappi, evidenziano il valore della pazienza e della meticolosità. L a venere mediterranea assume dentro di sé il tempo di ieri, le testimonianze del presente e gli auspici del futuro: al mare e dal mare nel mare perché ciò che è e deve essere.
Il portale bronzeo per la Chiesa di Santa Maria Immacolata di Lugana di Sirmione (Brescia).
I valori presenti nell’opera sono segni indelebili nel tempo: le ragioni della vita sulla morte, la pace come ordine universale, la natura del luogo, la terra e la sua gente.
Quest’opera mi appartiene come idea nel suo linguaggio artistico, nelle dinamiche risolutive del segno, dei tondi e dei volumi che mi hanno consentito di vivere un confronto, una sfida con me stesso e, quindi, misurare le mie sensibilità in condivisione e indirizzo dei valori che sono rappresentati.
Realizzare un’opera in scala reale permette di sentire emozioni interiori, dettate dalla gestualità nel tracciare il disegno dei solchi, nei volumi e nel modellato della materia per rendere visibile l’invisibile.
Questo portale mi appartiene, inoltre, perché al suo interno ritrovo le ragioni valoriali in cui credo. Nel percorso realizzativo dell’opera, infatti, ho incontrato tanti amici, stima e condivisione che nella sensibilità artistica servono sia a stimolare al meglio le tue qualità sia ad interpretare nell’ originalità della tua identità artistica ciò che senti e credi, perché tutto sia ordine e ragione di ciò che hai compiuto.

 

Negli ultimi anni hai sviluppato l’esigenza di un contatto diretto con il pubblico, qual è il motivo di questa scelta?

Nell’epoca contemporanea ogni espressione, ogni idea originale e non viene spesso collocata nell’ambito artistico. Io credo che l’opera d’arte non debba solo stupire o provocare, non possa trasmettere solo un senso di disapprovazione e approvazione d’impatto, ma  debba avere una propria identità artistica. Il dettato conoscitivo del soggetto, deve trasmettere emozioni e dialogare con il pubblico che fruisce l’opera. E’ proprio per questo che ho sentito l’esigenza di coinvolgere il pubblico nella fase di creazione dell’opera d’arte, per permettere a questi di vivere le emozioni in diretta.

 

Come nascono le performance?

L’arte e la gestualità nell’intervento manuale e la proposizione modellata dei sensi tattili, segnano una serie di contaminazioni fra le arti. Arti come la musica, la poesia e la danza permettono all’arte gestuale del segno e del modellato di entrare in teatro.
E’ in questo percorso che il dialogo tra artisti appartenenti ad ambiti differenti permette di realizzare una performance. Una volta scelto il tema comune la musica, la parola e il segno esprimono in sintonia le proprie emozioni. I virtuosismi della musica e del tratto entrano in contatto con il testo, la parola e il significato del tema scelto

 

Raccontaci un po’ delle ultime opere…

Le ultime opere, sia pittoriche che scultoree, seguono una linea emozionale che io definisco “oltre”: il significato non sta più nel rappresentare il soggetto o l’oggetto, ma sta nel suo impatto emozionale, nell’immaginare ciò che esso trasmette in una dinamica di movimento, senza una definizione di contorni.
Per farvi comprendere ciò vi descrivo alcune delle ultime opere scultoree di arte contemporanea che ho realizzato: la prima, denominata “Soul of Bacchus”, è una scultura in ferro patinato con una dinamica rotativa sferica, che nello stesso tempo diventa un contenitore/scrigno per il prezioso nettare di Bacco.
La seconda “Trojan horse”: ispirata al cavallo di Troia, un’opera in ferro ossidato a grandezza naturale, composta da scarti di ferro assemblati quasi a far rivivere le gesta della lavorazione minuta dei ferraioli e dei forgiatori.
“Agora” ,opera in ferro ossidato composta da tre elementi separati (due mezze lune e un pilastro centrale) che possono essere disposti in differenti angolature prospettiche. L’opera può anche diventare un utile e funzionale scrigno della cultura, come simbolo dell’antica Alessandria d’Egitto, piazza - biblioteca del sapere.
Per quanto riguarda le ultime opere pittoriche dipingo sulla tela forme indefinite, che rendono il segno libero nel movimento.
Nelle opere multimateriche, invece, ricerco attraverso l’arte antica l’elaborazione di opere contemporanee.
Tutte queste opere segnano il confine tra l’arte formale e l’arte informale  nell’esaltazione spontanea di quella che mi piace definire arte emozionale.

 

Progetti futuri

L’opera d’arte definita e indefinita in uno spazio utile di arredamento artistico. Comunemente si tende a considerare un’opera d’arte come una forma statica, un complemento d’arredo; io credo, invece, che in questo tempo sia possibile creare una forma d’arte utile: opere d’arte, che pur mantenendo la propria identità artistica, nel senso compiuto del termine, possano anche essere utili, dinamiche e funzionali nell’ambiente interno ed esterno, in un habitat a dimensione d’uomo.
Un noto scultore contemporaneo,Marino Marini, scriveva “L’arte è un gioco raffinato, in fin dei conti che cos’è una statua, un ritratto, un gruppo? Un gioco che per una civiltà rappresenta ciò che un cavallo di bronzo è per un bambino, bisogna essere capaci di accarezzare il bronzo amorosamente come una bambola, l’arte è un gioco raffinato” . Ritengo che le parole di Marino Marini vadano interpretate in questo senso: la ricerca artistica, come quella scientifica, è basata parte sul gioco e parte sul sogno. Più saranno varie le esperienze da cui si parte, maggiori saranno le possibilità da cui trarne insegnamento; ciò si acquisisce naturalmente attraverso un lavoro costante, sostenuto da un’indispensabile conoscenza pratica e tecnica. E’ in indirizzo di questo percorso che riscopri il bambino che c’è in te, liberando nella fantasia le idee positive. La versatilità è per me una ragione determinante per essere artisti con la “A” maiuscola.

 

D. Qual è l’opera più significativa per te?

L’opera che realizzerò domani e comunque le emozioni prossime che vivrò. Considero, infatti, che l’artista oggi non sia altro che un interprete di emozioni.

Copyright © 2012 Giancarlo Gottardi

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